Con l'Euribor in rapida discesa, cosa succede a chi ha aderito alla rinegoziazione Abi-Governo la scorsa estate? Se lo stanno chiedendo le 32mila famiglie italiane che hanno deciso di bloccare la rata sui livelli del 2006 rimandando al futuro il pagamento dell'eccedenza. I tassi interbancari sono infatti ormai prossimi ai valori di due-tre anni fa (vedi tabella a fianco) ed è probabile che scenderanno al di sotto di tali soglie quanto prima.
Il decreto approvato a fine maggio, su questo particolare, è chiaro: «Nel caso in cui la differenza tra l'importo della rata dovuta secondo il piano di ammortamento originariamente previsto e quello risultante dall'atto di rinegoziazione generi saldi a favore del mutuatario – si legge nel testo – tale differenza è imputata a credito del mutuatario sul conto di finanziamento accessorio. Qualora il debito del conto accessorio risulti interamente rimborsato l'ammortamento del mutuo ha luogo secondo la rata variabile originariamente prevista».
In altre parole, se i tassi scendono sotto il livello del 2006, la rata resta sul livello fissato fintanto che il conto accessorio (sul quale confluiscono le differenze, regolato al tasso Irs 10 anni più spread) ha saldo negativo. L'onere da pagare ogni mese si ridurrà sotto il livello prefissato soltanto quando il conto di finanziamento si azzerererà.
Una circostanza, questa, che averrà fin dai primi pagamenti per alcuni e nei mesi successivi per altri (dipende dal metodo di rilevazione degli Euribor). Un meccanismo simile, è bene ricordarlo, vale anche per il limite del 4% in discussione nel decreto anti-crisi. Visto l'andamento dei tassi, la Convenzione è dunque inutile? Nell'immediato forse sì, ma quando gli Euribor torneranno a salire, chi ha aderito all'accordo avrà comunque un «tetto» massimo alla rata, pari appunto alla media dei pagamenti del 2006.
